Ogni mese, una donna ci racconta il suo rapporto con la bellezza e la cura di sé.
Scopriremo come l’età, la professione, gli impegni e le priorità si rispecchiano nelle scelte quotidiane di self-care.
1.Cosa significa per te prendersi cura di sé?
La cura di sé per me passa in primo luogo da quello che abbiamo dentro, dalla nostra salute mentale e dal coltivare l’equilibrio in tutti gli aspetti della vita.
E poi non potrei vivere senza muovere il corpo – in particolare adoro il pilates e il trekking – e le ‘manipolazioni’. Osteopatia ma anche una scoperta più recente: il Rolfing, proprio da Catherine che è una maga, dopo ogni seduta mi sento benissimo.
2.Come nasce la tua passione per la scrittura?
Io so solo che mi piace scrivere da sempre.
Ho ritrovato recentemente dei quaderni delle elementari e mi sono stupita di quanto amore mettessi nei temi o nell’inventare storie.
Scrivere mi trasporta in posti e tempi diversi, anche più volte in una giornata. Se non è una magia questa!
3. Con il tuo brand Parole Luminose crei contenuti per diversi clienti. Con quali persone preferisci lavorare?
Per me è essenziale sentire un feeling con i progetti ai quali lavoro.
È vero che con la partita iva non si può essere troppo snob ma penso che il lavoro non sia solo qualcosa di necessario ma anche (e soprattutto) un modo per portare un contributo nel mondo. E quello che voglio è essere parte del successo di persone che stimo.
4. Hai pubblicato due libri per l’infanzia: ‘Troppo difficile!’ (Errekappa edizioni) e ‘La ballerina perfetta’ (Il ciliegio). Per quanto riguarda il secondo, leggiamo che “racconta ai più piccoli l’importanza dell’inclusione o di qualsiasi persona, senza badare all’esteriorità”.
Puoi dirci di più del rapporto tra esteriorità ed inclusione?
Quello per cui io e tante altre persone ci battiamo è proprio nel rompere questo rapporto, che innegabilmente in Italia nel 2023 è ancora molto stretto, specialmente per le donne.
Gli standard che definiscono il bello cambiano di epoca in epoca e di Paese in Paese. Corrispondere a questi standard fa sì che si venga accettate a livello sociale e professionale.
Più ci si allontana dallo standard, più si corre il rischio di venire escluse.
Banalmente, anche solo per fare la commessa nella maggior parte dei casi è richiesto un certo tipo di estetica.
Coltivare la propria bellezza è meraviglioso ma solo se parte dall’accettazione di sé.
Accettarsi significa che possiamo cambiare, migliorare, ma che comunque il tutto parte da una base d’amore per quello che siamo, dentro e fuori.
Ma se la società esclude invece che includere, questo processo diventa molto più difficile.
Ecco perché ho voluto scrivere una storia che sensibilizzasse fin da piccol* ad essere se stess* fino in fondo: la bellezza è proprio questo, essere chi siamo senza vergogna.
5. Qual è (se c’è) il prossimo libro in uscita?
Ok farò uno spoiler: a novembre uscirà un libro simpaticissimo su Halloween, festa che adoro.
È un progetto a tre che prevede anche un racconto. Il tema? Quello che in un modo o nell’altro infilo sempre: fai quello che ti fa stare bene senza paura!
6.Che rapporto hai con il tuo aspetto?
Come molte delle bambine crescite negli anni 90, ho dovuto decostruire tanti stereotipi su come avrei dovuto apparire per essere bella.
Posso dire a quasi quarant’anni di amarmi molto; ciò non toglie che ci sono giornate in cui non mi piaccio. La differenza sta nel fatto che non permetto a questo di fermarmi o mettermi di malumore.
‘Oggi non mi piaccio, pazienza’.
Per fortuna per la maggior parte del tempo va tutto bene.
Mi piace curarmi e penso che i trattamenti siano qualcosa di meraviglioso. Ma non metto la bellezza al centro del mondo.
Piuttosto ci metto quello che mi piace. 😉
7. C’è una massima di vita che ti rappresenta?
‘Non esiste una strada per la felicità, la felicità è la strada’
Ci ho messo tempo a capirne il senso ma poi, quando lo tocchi con mano, non torni più indietro.
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