Ogni mese, una donna ci racconta il suo rapporto con la bellezza e la cura di sé.
Scopriremo come l’età, la professione, gli impegni e le priorità si rispecchiano nelle scelte quotidiane di self-care.
- Cosa significa per te prendersi cura di sé?
Prendersi cura di sé significa prima di tutto ascoltarsi, connettersi con sé stesse per comprendere cosa sia per noi nutriente e cosa possa contribuire al nostro equilibrio.
L’equilibrio lo intendo a 360 gradi: fisico (salute, immagine di sé…), psicologico ed emotivo (grado di soddisfazione, autostima, consapevolezza di sé…) e sociale (relazioni, lavoro…).
2. Quanto tempo dedichi alla cura di te stessa?
Dipende! In realtà prendermi cura di me stessa è sempre stato il mio punto debole: molta attenzione verso gli altri, poca verso di me.
Fino ad una decina di anni fa io ero quella che in aereo avrebbe messo lamaschera dell’ossigeno prima agli altri, rischiando di rimanere senza. Dopo molto lavoro su di me, ho imparato a non trascurarmi.
Oggi ho degli appuntamenti fissi con me stessa a cui non rinuncio. Ogni giorno mi ritaglio almeno un’oretta – anche non consecutiva – in cui faccio solo ciò che mi fa star bene (e a volte è anche non fare nulla!).
- Aiuti le persone a lavorare sulla propria consapevolezza ed equilibrio… pensi che questo aspetto della cura di sé sia messo in risalto abbastanza nel mondo contemporaneo?
È un aspetto assolutamente sottovalutato.
Spesso si arriva a lavorare sul proprio mondo psicologico ed emotivo quando si sta molto male, quando si tocca il fondo, insomma quando proprio non se ne può fare a meno.
Io invece credo che chi fa il mio mestiere possa fare moltissimo in prevenzione. Quando non ci sono dolori troppo forti, sintomi o episodi che ci toccano nel profondo è il momento più giusto per occuparsi di sé.
Si possono così costruire le basi più resistenti e si possono scovare dentro di sé tanti strumenti che poi renderanno eventuali colpi meno duri.
- Sei mamma: da quando lo sei diventata è cambiato il rapporto che hai con te stessa?
Paradossalmente da quando sono mamma ho imparato a prendermi cura di me stessa.
Ho osservato che stavo trasmettendo un modello a mia figlia, in modo del tutto involontario, che non avrei mai voluto trasmetterle. Ho iniziato ad essere sempre più simile alla persona che avrei voluto essere e al modello che avrei voluto darle.
- Ti capita spesso di avere a che fare con genitori che perdono di vista la propria individualità e non si prendono più cura del proprio benessere?
Spessissimo, soprattutto se parliamo del benessere globale dell’intera persona.
Magari riescono a ritagliarsi un’ora per la palestra o per un aperitivo con gli amici ma perdono di vista il quadro generale e tendono a sottovalutare il malessere, il nervosismo, l’insoddisfazione.
- C’è una massima di vita che ti rappresenta?
“Rendi conscio l’inconscio altrimenti guiderà la tua vita e tu lo chiamerai destino” – C.G. Jung (e non sono un’analista Junghiana ma credo fortemente che la consapevolezza di sé, l’integrazione di tutte le sfaccettature che ci compongono, ci renda davvero libere).
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